Numanzia
Una piccola, insignificante cittadina di montagna, Numanzia, abitata dai Celti nativi della penisola, aveva osato scrollarsi di dosso il giogo romano. A quel tempo, Roma era la padrona incontestata dell'intero bacino del Mediterraneo, avendo sconfitto gli imperi macedoni e seleucidi, soggiogato le orgogliose citta-stato della Grecia, e ridotto Cartagine a un ammasso di macerie. Gli abitanti di Numanzia non avevano dalla propria parte che un fiero amore per la libertà e un terreno inospitale. Però costrinsero una legione dopo l'altra ad arrendersi o a ritirarsi vergognosamente.
Alla fine, nel 134 a.C., i Romani persero la pazienza. Il Senato decise di mandare a occuparsi di Numanzia il più eminente generale disponibile: Scipione l'Emiliano, colui che aveva raso al suolo Cartagine. Gli venne dato un esercito di oltre trentamila soldati. Scipione, che rispettava lo spirito combattivo e le capacita marziali dei Numanziani, preferì evitare perdite tra i propri soldati in un inutile combattimento. Invece circondò Numanzia con una linea di fortificazioni, bloccando i contatti della città con il mondo esterno. Fu la fame a fare il lavoro per lui. Dopo più di un anno, le scorte di viveri finirono. Quando i Numanziani si resero conto che ogni speranza era perduta, misero a fuoco essi stessi la propria città; secondo i resoconti fatti dai Romani, molti di loro si uccisero per non diventare schiavi di Roma.
In seguito Numanzia diventò il simbolo dell'indipendenza e del coraggio degli spagnoli. Miguel de Cervantes, l'autore del Don Chisciotte, scrisse una tragedia intitolata L' assedio di Numanzia, che termina con la distruzione della citta, ma anche con la visione di una futura grandezza della Spagna. Poeti composero canti in onore dei suoi fieri difensori, pittori dipinsero maestose rappresentazioni dell'assedio.
YUVAL NOAH HARARI